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“PAESE CHE VAI, ALIMENTAZIONE CHE TROVI”

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wurst

 

Mia nonna ripeteva spesso un vecchio proverbio che diceva, più o meno, “Paese che vai, usanza che trovi”. Per il cibo è lo stesso e vivendo fuori dall’Italia capita molto frequentemente di farsi domande sulle proprie abitudini alimentari e su quelle del Paese ospitante, non fosse altro che per pura curiosità. La Svizzera non costituisce sicuramente una realtà così aliena, come possono magari essere alcune dall’altra parte del mondo, o anche solo quelle dei Paesi anglosassoni o nordici, in cui la cultura alimentare rischia davvero di essere agli antipodi rispetto a quella cui siamo abituati.

Qualche “stranezza”, però, in effetti si nota anche da queste parti, in particolar modo osservando l’alimentazione dei bambini. Pare che, ormai da diversi anni, probabilmente per prevenire i problemi di obesità infantile, sia nata una battaglia (almeno ufficiale) contro gli zuccheri: si vedono spesso, nei parchi e nelle piscine, quando si fa vita all’aperto, schiere di genitori salutisti che propongono alle creature, in occasione della merenda o dello spuntino, quantità di pane o crackers integrali, frutta e verdura a bastoncini, semi e affini. Quando sono arrivata qui, da Italiana cresciuta a pubblicità del Mulino Bianco (contro il quale non ho assolutamente nulla, pur non avendo mai proposto merendine a mio figlio), sono rimasta piacevolmente sorpresa, ripetendomi spesso: “Ma guarda questi quanto sono bravi!!!”

Poi, col tempo che passa e le esperienze che si moltiplicano, ho cominciato a notare qualche incongruenza. Esiste sì questa sorta di “guerra totale agli zuccheri raffinati” e non solo: tanto che le linee guida ufficiali per un sano spuntino a scuola, oltre a sconsigliare ovviamente tutto il “junk food”, arrivano a suggerire di limitare il più possibile la somministrazione di frutta molto zuccherina (banane in testa). Dall’altro lato, però, è assolutamente prassi comune dare ai bambini, come premio, dopo visite mediche ecc., caramelle, biscotti o cioccolatini, cosa che mai mi era capitato di vedere in Italia.  Ovviamente non sono un dolcetto o una caramella una tantum a costituire un problema, ma il messaggio in sé mi ha lasciata abbastanza perplessa.

Lo sconcerto maggiore, però, tutt’ora insuperato, è stato notare la nonchalance con cui da queste parti utilizzino patatine fritte e Wurst per svezzare i bambini: è assolutamente “normale”, soprattutto nel fine settimana, osservare famiglie con bambini piccolissimi (spesso davvero poco più che neonati) sfamati a pommes frites e Wurst alla griglia. E’ anche vero che da queste parti i salsicciotti sono un po’ diversi che da noi, per tipologia di ingredienti e lavorazione, ma credo che mai e poi mai mi sarei sognata di dare a mio figlio di otto/nove mesi, praticamente privo di dentatura, un bel pezzo di Wurst (pure affumicato) per pranzo, dopo aver avuto la sola accortezza di togliere la pelle, come giusto un paio di settimane fa ho visto fare ad una famigliola indigena in visita nel bosco. Del resto, anche senza regimi dietetici particolarmente “creativi”, non è che da queste parti abbondino gli alimenti specifici per neonati: quando noi ci siamo trasferiti mio figlio era ormai fuori dal tunnel, quindi non ho avuto grandi difficoltà, ma ho notato che i reparti specializzati per neonati e lattanti qui sono davvero ridotti al minimo, nulla in confronto allo sterminato assortimento di omogeneizzati & co. presente nei supermercati italiani. Chi è abituato diversamente importa da oltre confine, mentre pare che a nord delle Alpi sia costume tagliare in piccoli pezzi gli alimenti “normali”, o fare al massimo un frullato casalingo fino a che arrivano i primi dentini. Ma evidentemente, c’è chi ritiene superfluo anche quello 😉

Tutto ciò è molto più normale di quanto si possa pensare: nonostante quasi tutti fossimo portati dalle nostre abitudini a pensare esattamente il contrario, il cibo e l’alimentazione sono, tolta la sopravvivenza di base, prima di tutto cultura, storia e tradizioni di un luogo. Sicuramente non esiste un solo modo “giusto” di mangiare, ma diverse possibilità in sintonia con le proprie radici, le proprie abitudini e specifiche necessità, oltre che, ovviamente, i propri gusti. Ciò detto, anche tolti i super-consigli dei super-esperti, che ormai quasi ogni giorno ci dispensano consigli per una vita lunga e in salute, il salsicciotto al piccoletto io lo avrei evitato!

(Immagine tratta dal sito www.bettybossi.ch: il tradizionale Bratwurst di St.Gallen) 

 

 


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